IL PREMIO NOBEL 2011 ALLA DONNA AFRICANA
L’avvio delle procedure di candidatura delle donne africane per il conferimento del premio Nobel per pace nel 2011: questa la proposta avanzata ieri nella Sala Goldoniana dell’Università per Stranieri, da Eugenio Melandri, ex parlamentare al Parlamento nazionale e a quello europeo, oggi direttore della rivista Solidarietà Internazionale. La proposta, che ha suscitato curiosità ed interesse tra i partecipanti, è maturata negli ambienti delle associazioni non governative facenti riferimento alla federazione Cipsi ed è stata presentata e illustrata ieri pomeriggio a Perugia al folto uditorio di giovani di ogni angolo del mondo, ragazzi ospiti del prestigoso ateneo perugino e dagli attori del meeting euro africano in svolgimento in questi giorni in Umbria, migrante tra città e Istituzioni regionali.
La cooperazione tra nord e sud del mondo può salvare il programma degli Obiettivi del Millennio dal suo fallimento, nella misura in cui governi e società civile stringano una alleanza strategica e seria di compartecipazione agli sforzi necessari a raggiunegere risultati misurabili. E’ il convincimento dell’ambasciatore Izzo, proveniente da Abdjan in Costa d’Avorio e di Gildo Baraldi, direttore dell’Oics, l’Osservatorio Regionale per la Cooperazione allo Sviluppo, l’ufficio di coordinamento delle Regioni di Italia. Gli aiuti pubblici e privati per lo sviluppo del Sud del mondo non sono sufficienti a rappresentare il volano di un progresso sociale, economico, sanitario e ambientale per le popolazioni povere del pianeta, occorre investire in relazioni innovative di “sviluppo reciproco”, alleanze che permettano agli imprenditori occidentali di stringere con le autorità locali dell’Africa e delle altre aree povere del mondo e con il suo mondo produttivo, spesso strutturalmente fragile, programmi non più per progetto ma per partnariato, nei quali sia fatto salvo un reale cointeresse nell’impegno per la realizzazione e la sostenibilità dei programmi e delle attività nel tempo. Roberto Segatori, ordinario dell’Università Statale, coordinatore del tavolo, ha ricordato di come l’Italia, in questa nuova visione strategica di ricapitolazione dello sviluppo Nord-Sud, abbia la capacità per esportare modelli economici e sociali interessanti e promettenti, quelli della piccola impresa e dei distretti industriali. Quello che abbiamo oggi davanti sono una serie di sassetti colorati che potranno diventare un mosaico di qualità e bellezza se sapremo connettere ad incastro capacità del privato economico, del sociale non governativo e la disponibilità di Enti Locali e di Governi centrali a mettere in gioco competenze e saperi, fantasia e un pizzico, quanto basta di idealità, cementate da un reale interesse reciproco a lavorare insieme per la sopravvivenza comune.
I giovani saranno il futuro che verrà. A loro competerà, suggerisce Angioli della Ang, l’Agenzia Nazionale per la Gioventù, che ha concluso i lavori, l’onere di realizzare questo nuovo progetto che sta prendendo corpo, aiutandone la crescita tecnica e professionale dei giovani e sviluppando in loro consapevolezze che ne aiutino l’ideatività e l’impegno per il raggiungimento di un fine, che come umanità ci accomuna, quello di un nuovo mondo possibile, nel quale la convivenza pacifica sia la misura minima che autorizzi speranze di sviluppo comune e sostenibile.